Supporto psicologico

Intendiamo l’assistenza psicologica individuale come un momento all’interno di una più vasta cornice di accoglienza. Il percorso terapeutico individuale nasce, in genere, dalla richiesta da parte di una delle persone che frequentano il gruppo di auto-mutuo-aiuto, all’interno, quindi, di un clima di fiducia già costruito tra utenti e operatori.
I colloqui sono portati avanti avendo come teoria generale di riferimento l’etno-psichiatria. La violenza, il trauma, il processo migratorio e i loro effetti sono visti come prodotti individuali, sociali e culturali. L’attenzione è focalizzata su come i cambiamenti culturali producano disturbi mentali. Si esaminano quindi gli effetti dell’esperienza traumatica e migratoria in relazione a fenomeni di identificazioni e proiezioni culturali, sradicamento culturale, transizioni culturali, disculturazione-acculturazione, relativismo culturale.

Come mostrano le ricerche in materia, l’impatto del trauma sull’esperienza umana avviene a diversi livelli (fisico, emozionale, psicologico, fisiologico, sociale, culturale). La memoria traumatica, infatti, è immagazzinata in gran parte in modo disorganizzato ed implicito (spesso in immagini mentali scollegate da un controllo cosciente) e nelle sensazioni corporee, mancando spesso di una narrazione coerente. Questo avviene sia perché, durante e dopo il trauma, operano processi dissociativi, sia perché episodi traumatici singoli e cumulativi hanno come specifico effetto quello della distruzione del sistema di pensiero e della sua capacità di mentalizzare l’esperienza.

Per portare avanti il lavoro di assistenza psicologica si usano differenti metodi. Essi sono utilizzati in modo combinato e tutti hanno in comune un primo periodo in cui si instauri reciproca fiducia. Fondamentale è il metodo della testimonianza. Il punto centrale è il racconto della propria esperienza traumatica e il ruolo del terapeuta è quello di chiarificazione, incoraggiamento e testimonianza. Si aiuta la persona a sviluppare un quadro coerente a partire da sequenze frammentate, cercando di identificare ed integrare significati politici, sociali, culturali della propria sofferenza.

Il metodo della testimonianza è usato in combinazione con tecniche più strettamente legate agli approcci cognitivi, come la ri-attribuzione di significato ad eventi complessi, la desensibilizzazione sistematica, la tecnica del “safety place”. Queste tecniche possono essere utili, per contrastare l’effetto devastante dei pensieri intrusivi o per fronteggiare la risposta automatica di paura che scatta ogni qual volta una coincidenza riporta a passate esperienze traumatiche.

Si utilizzano inoltre tecniche appartenenti alla tradizione della psicoterapia a mediazione corporea. È indubbio che il corpo di chi ha attraversato esperienze estreme, trattiene in sé memorie non rappresentate simbolicamente. La tradizione psico-corporea postula che molti sintomi di chi ha subito traumi estremi sono l’effetto della dis-regolazione del sistema nervoso autonomo. Quando la risposta del SNA non è completamente scaricata in seguito alla situazione traumatica (sia perché essa travalica, per la sua intensità, le capacità della persona, sia perché essa è prolungata nel tempo), potenti tensioni fisiche rimangono nel corpo. Manipolazioni, massaggi ed esercizi corporei aiutano a rilasciare tensioni croniche, che spesso, nel dolore che provocano (intense cefalee o dolori muscolo-scheletrici diffusi), sono percepite come contenenti narrazioni relative al trauma. Lavorando quindi su queste tensioni, spesso emergono vissuti, sentimenti, emozioni, immagini, pensieri precedentemente non mentalizzati.