“Osservatorio Accoglienza” Casa dei Venti

Perché un osservatorio sui centri di accoglienza?

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Il sistema di accoglienza italiano si presenta come un garbuglio di centri con qualità, standard, funzioni poco chiare e spesso sovrapposte, tanto da essere difficilmente definibile come sistema.

Nasce e si sviluppa sull’onda dell’emergenza sbarchi a partire dai primi anni Novanta. Da allora la disciplina dei centri è dipesa in parte dall’approvazioni di norme e decreti “emergenziali”, in parte dall’adeguamento alla normativa europea. Sono così nati numerosi centri di primo soccorso in cui convivevano istanze umanitarie e istanze securitarie: salvare i corpi e identificare le persone. A questi si sono affiancati, nel 2008, i CARA (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo e Rifugiati) emanazione del Ministero dell’Interno. Nel 2001 è nato invece lo Sprar (Sistema di protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) frutto della collaborazione tra il Ministero dell’Interno e l’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), ispirato alle esperienze di accoglienza diffusa che si erano sviluppate nel centro e nel nord Italia come espressione di solidarietà nei confronti di profughi e disertori della Guerra in Jugoslavia nel corso degli anni Novanta. Lo Sprar ha da allora rappresentato l’eccellenza del sistema di accoglienza italiano, volto a garantire un sostegno ai percorsi di autonomia attraverso l’accesso ai servizi e la conoscenza del territorio. Nel 2011 la cosiddetta Emergenza Nord Africa, varata per rispondere all’afflusso delle persone in fuga dalle conseguenze della Primavera Araba, ha portato a un aumento esponenziale dei centri di accoglienza temporanei, aperti senza rispettare alcun criterio. Finita l’Emergenza Nord Africa alcuni di questi centri sono stati sussunti nello Sprar, pur senza subire grandi riforme strutturali, mentre altri sono rientrati nella nuova categoria dei centri emergenziali: i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) che attualmente ospitano oltre la metà dei richiedenti asilo in accoglienza. Il funzionamento dei CAS è solo parzialmente disciplinato: una recente norma (D.Lgs 142/2015) ne stabilisce l’apertura, rimandando, per le modalità, alla “Legge Puglia”, che, nel 1995, era stata adottata per consentire l’apertura di centri di primo soccorso e accoglienza nei mesi estivi di quell’anno. Per quanto rigurda il numero delle persone ospitate, i servizi garantiti e le modalità di gestione, la vita dei CAS è affidata a quanto determinato dai bandi emessi dalle Prefetture per la loro apertura. Nonostante esistano alcune esperienze positive, la crescita del numero dei CAS desta non poche preoccupazioni nel momento in cui i posti in emergenza sono nettamente più numerosi dei posti in accoglienza “ordinaria”. Queste forme di accoglienza emergenziali e poco regolamentate comportano spesso un limitato accesso dei richiedenti asilo ad alcuni diritti fondamentali, quali la tutela legale, socio-sanitaria, e il sostegno a situazioni di particolare vulnerabilità che possono riguardare le persone sopravvissute alla tortura e alla tratta.

Nel corso degli ultimi due anni il governo ha approvato inoltre l’apertura degli Hotspot, nati senza dover passare per alcun procedimento legislativo, nelle “zone calde” degli sbarchi. Centri in cui in pochi minuti si decide la sorte delle persone, stabilendo se queste siano migranti economici da rimpatriare o richiedenti asilo da accogliere. Una delle maggiori criticità riguarda il foto-segnalamento forzato, ovvero le pratiche messe in atto dalle forze dell’ordine per costringere le persone a dare le proprie impronte digitali, in violazione di numerose norme, compreso l’articolo 13 della Costituzione, che vieta ogni forma di violenza fisica o morale e di detenzione arbitraria.

Nel 2014, la Conferenza Stato – Regioni ha varato un piano per distribuire il “peso” dell’accoglienza sull’intero territorio nazionale, piano che è stato rivisto e perfezionato nei due anni successivi, e che ha portato all’apertura di “HUB” regionali, ovvero centri di smistamento dei migranti verso il sistema di accoglienza. In questi centri le persone dovrebbero transitare solo pochi giorni, ma, come già accaduto con i CARA, si stanno trasformando in luoghi con periodi di accoglienza indefiniti.

La situazione romana, in questo panorama già piuttosto ingarbugliato, brilla per la sua opacità: l’inchiesta “Mafia Capitale” ha portato allo scoperto un sistema di corruzione e mala gestione delle risorse pubbliche che, nonostante il lavoro di giudici e magistrati, appare difficilmente scalfibile: si tratta di un sistema nato contemporaneamente al sistema di accoglienza stesso, che sembra forgiato sul bisogno di lucro delle grandi cooperative. Un sistema che favorisce i mega centri in cui le persone scompaiono nella matassa dei bisogni materiali.

Casa dei Venti ha deciso di avviare il progetto Osservatorio Accoglienza per monitorare la situazione dei centri di accoglienza della provincia di Roma e promuovere una conoscenza approfondita del sistema. In rete con le altre realtà che lavorano sul tema, come LasciateCIEntrare, l’Assemblea dei Lavoratori dell’Accoglienza (ALA), sportelli, associazioni e organizzazioni di tutela dei richiedentei asilo, vogliamo comtribuire a denunciare le iniquità del sistema e promuovere le buone pratiche con il fine di immaginare e costruire un’accoglienza dignitosa e giusta.

Approfondimenti e link utili:

http://www.lunaria.org/2016/10/29/il-mondo-di-dentro-roma-dossier-accoglienza-lunaria/
http://www.meltingpot.org/+-A-proposito-di-Accoglienza-1229-+.html

fb ALA Roma https://www.facebook.com/alaromaassembleadeilavoratoridellaccogliezaroma/

fb Progetto S.T.A.M.P. https://www.facebook.com/stamproma.info/?fref=ts