Il pacco sicurezza

Cari Italiani, caro Governo della Repubblica, cari Giornali Quotidiani Agenzie di stampa e Televisioni, vi ringraziamo che in questi ultimi mesi siamo i grandi protagonisti della politica: noi stranieri – africani iraniani rumeni afgani indiani bangla ecc.ecc. ecc., non serve dilungarsi tanto sulle differenze quando voi ci continuate a chiamare con un nome solo. Tutti stranieri con o senza regolare permesso di soggiorno, questa l’unica distinzione. Ci dispiace complicarvi ancora una volta la vita dicendovi che siamo tutti irriducibilmente diversi e che in più la vostra distinzione regolare/irregolare spesso si appoggia su un filo di ragnatela tessuto da un ragno che passa per caso. Può chiamarsi Questura,  Centro di identificazione, Commissione, Diniego.

 Abbiamo letto il “pacchetto sicurezza”. Al suo interno c’è un decreto legislativo sui richiedenti asilo che dispone delle nostre vite e che è importante capire. Capire per non lasciarsi decidere.

Oggi gli stranieri sono un grosso problema – problema di accoglienza, di lingua, di comprensione, di lavoro – siamo noi. Problema perché ci vuole tempo e fatica a convivere con un diverso che ti porta un altro mondo a casa tua. In Costa d’Avorio ho lottato nel partito democratico cattolico per dare rappresentanza politica ai Burkinabè. Perché un ivoriano che ha il bisnonno del Burkina Faso non può essere eletto primo ministro? E qui la sorte m’ha giocato un brutto scherzo, sono io ora a essere lo straniero scomodo che non può dire una parola quando tutti parlano di lui – l’extra-comunitario, il negro, quello pericoloso, non t’avvicinare che è un ladro.

 Sono camerunense, sto al secondo anno di tirocinio al corso di scienze infermieristiche e i pazienti non vogliono essere toccati da me. I dottori mi allontanano quando c’è da fare un’iniezione o una soluzione glucosata.

Sono eritreo, tre anni che vivo in Italia col cedolino perché la Questura non mi dà il permesso di soggiorno anche se ho la protezione umanitaria. Col cedolino in tasca la legge mi dice che ho gli stessi diritti di chi ha il permesso di soggiorno e i fatti mi dicono di no. Non posso studiare lavorare cercare casa andare in Olanda a trovare mia madre, che non vedo da cinque anni. 

Vengo dal Togo, la Commissione ha sbagliato a giudicare la mia storia e ora aspetto a tempo indeterminato il Tribunale con l’espulsione al collo.

Cari miei, certo che chiediamo sicurezza. Leggi chiare, controlli e sicurezza. Ma la legge in Italia la fa il poliziotto in Questura, l’interprete alla frontiera se sei della sua stessa etnia o no, lo sportello dell’anagrafe che non ti fa la carta d’identità e il servizio ASL perché parli francese inglese e un po’ tedesco, ma non un italiano perfetto. Nessuno che la sa la legge ma tutti che la fanno quando sei straniero.

 Gli stranieri – un grosso problema. E qui inizia un gioco facile e losco che ci infila non tra chi ha bisogno di sicurezza perché ha dovuto lasciare tutto per non morire, ma al contrario tra quelli che mettono a rischio la sicurezza degli italiani. Eccoci nel “pacchetto sicurezza” accanto al grave problema rifiuti. Stranieri e Rifiuti, signori si apre la scena della politica, due emergenze da prendere sul serio. Stranieri e Rifiuti ripetono la triste politica dell’emergenza, politica tipicamente italiana che non guarda più in là dei suoi piedi e che dispera il futuro di tutti.

Sono andato in Tribunale emozionato di visitare il luogo della Legge: quando ho chiesto informazioni la guardia ha avuto paura di me e si è allontanato. Che?! Succede nell’autobus, per le strade, in fila, ma non credevo in Tribunale. la legge non è uguale per tutti, non lo è mai stata dall’apartheid alla democrazia.

Questo diciamo: la parola sicurezza non può essere l’inizio della politica. Fare politica significa NON far diventare gli stranieri un problema di sicurezza. La prospettiva politica, la pluralità come ricchezza, la sicurezza di italiani e stranieri sta innanzitutto nell’abbattere questo regime della paura. E invece moriamo tutti di paura, gli italiani di noi e noi degli italiani.

Il primo problema è proprio questo: la paura e il razzismo che la porta, e portandola genera divisione e odio. Il secondo problema è l’arbitrarietà con cui la legge vigente sull’immigrazione viene applicata. Razzismo e arbitrarietà fanno dell’Italia un paese debole e insicuro.

Razzismo a volte violento e volgare, come dimostrano le frequenti aggressioni di cittadini stranieri; Altre volte, razzismo ipocrita e interessato, come le riunioni Fao di questi giorni. Al primo rispondiamo: ci spiace essere arrivati fin qui e doverci ancora difendere come abbiamo imparato nei nostri paesi di origine durante guerre e dittature. Al secondo rispondiamo con una domanda semplice: perché l’Africa è ricca e gli africani poveri? Globalizzazione, finte indipendenze, prezzi fissi e produzione obbligata di cacao, caffè, arachidi, cotone, caucciù, minerali, diamanti, oro, petrolio – lasciateci in pace. L’Africa non ha bisogno dei vostri soldi.

Ma agli italiani e agli europei non arriva la verità sull’Africa e sul mondo. come noi non abbiamo un’informazione corretta dell’Europa (tutta libertà e democrazia) così qui arrivano briciole di notizie e oceani di falsità. Ignoranza e arroganza: un’altra coppia malefica che fa gli stranieri tutti criminali.

Il “pacchetto sicurezza”, dicevamo. È stato piuttosto faticoso leggerlo, consapevoli delle pericolosissime conseguenze che queste norme si porterebbero dietro. Cominciamo da quella che ci pare essere l’implicazione più terribile, che coinvolge i diniegati. Diniegato è chi fa domanda di asilo ma non è riconosciuto rifugiato dalla Commissione. Anche qui la rapidità dell’esame e l’arbitrarietà della decisione è pazzesca.

Degli amici del Darfur avevano una storia identica di persecuzione e torture: uno è stato riconosciuto rifugiato, l’altro no. Per chi è rifiutato comincia un tempo di attesa triste e vuoto, spesso molto lungo (1-2 anni) che serve alla legge per il ricorso al Tribunale civile. Il ricorso è un diritto importantissimo, che risponde ai molti errori possibili di chi ha preso una decisione sulla tua vita. Solo dopo il ricorso lo Stato italiano decide se puoi rimanere o no. Ora, la proposta del “pacchetto sicurezza” prevede che non puoi fare più ricorso in Italia. C’è scritto: torni  prima a casa tua, espulso, e poi puoi fare ricorso da laggiù. In concreto: dopo che ho lottato per la democrazia sotto una dittatura, sono stato preso incarcerato e torturato. Sono scappato per grazia o fortuna. Ed ora la legge mi impone di tornare a casa? Lì dove sono stato incarcerato e torturaato dovrei aspettare una protezione internazionale?

Quando poi leggiamo che arrivati qui dobbiamo circolare entro l’area indicata dal Prefetto non capiamo davvero. Se per caso arrivo a Lampedusa e poi faccio domanda di asilo a Crotone, devo stare fermo a Crotone anche se ho parenti e casa in un’altra città di Italia? E se conosco qualcuno di Milano che mi offre accoglienza non posso prendere il treno per andare a trovarlo? anche in olanda funziona così, ma almeno lì i servizi sociali mi seguono dal primo momento che sono nel loro territorio. qui devi stare fermo in una città senza casa, senza lavoro (perchè come richiedente asilo non puoi lavorare per legge) senza rapporti e conoscenze. Aspetti in una prigione senza sbarre. Un posto sospeso né fuori né dentro Italia.

Un’ultima cosa, prima di lasciarci. La nuova parola che buca i giornali è “reato” – il reato di immigrazione clandestina. In termini di legge, reato è la conseguenza di un’azione e non di un modo di essere. Diventi criminale per quello che hai fatto, non per quello che sei. Nascere in un posto o in un altro non è atto volontario. E in fondo, nonostante tutto, amiamo il paese che ci è toccato per nascere.

Non può essere reato muoversi oltre confini che la terra non ha imposto. e non può essere reato fuggire dalla morte che uomini hanno imposto.

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